"Brasilia è costruita sulla linea dell'orizzonte. Brasilia è artificiale. Artificiale come forse era il mondo quando fu creato. Quando il mondo fu creato, era necessario concepire un uomo appositamente per quel mondo... La creazione non è un comprensione, è un nuovo mistero... Guardo Brasilia come guardo Roma: Brasilia è iniziata con un'ultima semplificazione delle rovine. L'edera non è ancora cresciuta."
(Clarice Lispector, Os primeiros começos de Brasília, 1962)
STORIA
Il desiderio di spostare il potere politico brasiliano verso l'entroterra del vasto territorio di dimensioni continentali risale ai tempi del Brasile Coloniale, con l'intento di evitare attacchi marittimi all'allora capitale, Rio de Janeiro. Tuttavia, fu soltanto dopo l'indipendenza dal Portogallo (1822), durante il periodo dell'Impero del Brasile (1822 - 1825), che l'idea iniziò a prendere piede. Nel 1823, il "patriarca dell'indipendenza", José Bonifácio de Andrada e Silva, rafforzò ancora l'intento di spostare il potere politico alle zone più interne, suggerendo, per la prima volta, il nome Brasilia.
Nel 1883, il sacerdote cattolico italiano Don Bosco sognò di essere in visita in Sudamerica e nel suo racconto, pubblicato nel libro “Memorie biografiche di San Giovanni Bosco”, raccontò ciò che vide:
"Tra il 15° e il 20° grado c'era un'insenatura molto lunga e molto ampia, che partiva da un punto in cui si formava un lago. Allora una voce ripeteva: – Quando saranno scavate le miniere nascoste in mezzo a queste montagne, qui apparirà la terra promessa, da cui sgorgheranno latte e miele. Sarà una ricchezza inconcepibile."
Il sogno di Don Bosco finì per essere interpretato come una profezia del luogo in cui sarebbe stata fondata la nuova capitale del Brasile, ma l'idea divenne praticabile soltanto nel 1891, quando la determinazione del suo territorio fu inclusa nella prima Costituzione della Repubblica. Nel 1892, un gruppo di scienziati, guidati dall'ingegnere civile belga Louis Ferdinand Cruls, fu inviato per esplorare l'altopiano centrale e delimitare la suddetta area. La spedizione fu nominata "Missione Cruls".
La squadra era composta da 22 membri: gli astronomi Henrique Morido e Oliveira Lacaille; l'igienista Antônio Martins de Azevedo Pimentel; il geologo Eugenio Hussak; il botanico Ernesto Ule; il medico Pedro Gouveia; il farmacista Alfredo José Abrante; i meccanici Eduardo Chartier e Francisco Souto; i soldati Augusto Trasso Fragola (medico), Celestino Alves Bastos, Hastimphilo de Moura, Alépio Gama, Antônio Cavalcanti Albuquerque; e gli assistenti Felicíssimo do Espirito Santo, Antônio Jacinto de Araújo Costa, João de Azevedo Peres Cuiabá e José Paulo de Melo. Avevano anche una scorta militare comandata da Pedro Pinto de Almeida.
Sono state condotte delle indagini sulla topografia, sul clima, sulla geologia, sulla flora, sulla fauna e sulle risorse materiali della regione. La zona fu nominata Quadrilatero Cruls, la prima versione del “quadradinho” (quadratino, in portoghese), nome con il quale i brasiliani si riferiscono al Distretto Federale sulla mappa del paese.
Dopo essersi insediato nel 1956, il Presidente della Repubblica Juscelino Kubitschek iniziò i lavori che avrebbero trasformato il sogno di Brasilia in una realtà alla quale puntare. Il piano del governo di Kubitschek era di avanzare di 50 anni in cinque del suo mandato, inaugurando Brasilia entro il periodo del suo mandato. Se Kubitschek non avesse promesso nella sua campagna elettorale del 1955 di effettuare il trasferimento prima della fine del suo mandato e se, investito del potere, non avesse dato priorità assoluta a questo obiettivo, Brasilia non sarebbe stata emersa dalla terra come per magia agli occhi attoniti di tutto il mondo. (BRUAND, 1996)
IL CONCORSO
La Companhia Urbanizadora da Nova Capital (Novacap)[1] è stata fondata appositamente per prendere in carico tutta l'organizzazione e la logistica dei lavori necessari per il compito di progettare e costruire Brasilia. Nello stesso anno, è stato lanciato il “Concorso Nazionale per il Piano Pilota della Nuova Capitale del Brasile”, con l'intento di selezionare progetti urbanistici per la nuova città.
Nel 1955, Affonso Eduardo Reidy e Roberto Burle Marx suggerirono l'invito di uno straniero che sarebbe stato incaricato di coordinare il progetto, e Le Corbusier stesso dimostrò il suo interesse attraverso una corrispondenza inviata direttamente al presidente della repubblica. Tuttavia, l'idea di affidare tale responsabilità a qualcuno di fuori dal paese era già stata scartata da Juscelino visto il carattere nazionale del progetto.
"È stata una fortuna che i membri della commissione, che ha organizzato il concorso, avessero optato per una soluzione nazionale, convincendomi a rinunciare all'idea di un concorso internazionale. Se fosse prevalso il mio suggerimento - poiché la giuria sarebbe stata integrata anche da autorità estere - sarebbe potuto accadere che i giudici, influenzati dalla bellezza di un progetto, finissero per premiarlo, senza considerare il carattere peculiare della città che si sarebbe costruita. Perché Brasilia non sarebbe un centro urbano secondo gli standard convenzionali, ma un risultato diverso. Sarebbe una città di nuova concezione, sia per quanto riguarda le intenzioni che ne hanno guidato la collocazione, sia in relazione al significato socioeconomico che dovrebbe riflettersi nel contesto urbano che ne comporrà l'immagine."(KUBITSCHECK, 1975)
Kubitschek decide, nel 1956, di affidare a Oscar Niemeyer l'incarico di Direttore del Dipartimento di Architettura della Companhia Urbanizadora, insieme al compito di progettare l'intera città. Tuttavia, Niemeyer negò tale impegno e suggerì due situazioni: uno, Lanciare un concorso nazionale, con la partecipazione dell'Instituto degli Architetti Brasiliani, per così scegliere il progetto migliore; e due, Impegnarsi nella progettazione dei principali edifici amministrativi della città. JK accolse le proposte e chiese alla Novacap di predisporre il Bando del conconcorso.
Nell'agosto del 1956, l'IAB (Istituto degli Architetti Brasiliani) inviò al presidente un manifesto che proponeva, tra gli altri elementi, la scelta della giuria: un rappresentante della presidenza della repubblica; uno della classe degli ingegneri; due dell'IAB; e tre urbanisti stranieri, tutti nominati dal presidente della repubblica. È stato anche suggerito un elenco di possibili rappresentanti stranieri: Walter Gropius, Richard Neutra, Percy J. Marshall, Max Lock, Alvar Aalto, Clarence Stein, Le Corbusier e Mario Pane. È evidenziato dalla scelta di questi rappresentanti che la nuova capitale dovrebbe essere legata ai precetti del modernismo internazionale.
Nel settembre dello stesso anno, viene pubblicato il bando, organizzato da Israel Pinheiro, Ernesto Silva, Oscar Niemeyer, Raul Pena Firme e Roberto Lacombe.
“3. Il Piano Pilota dovrà contemplare: a. Planimetria di base della città, con indicazione della disposizione dei principali elementi della struttura urbana, ubicazione e interconnessione dei vari settori, centri, strutture e servizi, distribuzione degli spazi aperti e vie di comunicazione (scala 1:25.000); b. Relazione di giustificazione"
È stato anche definito che la città avrebbe una popolazione pari a 500.000 abitanti e una superficie di 5.000 km2.
26 squadre si sono iscritte, per un totale di 62 partecipanti. Dopo una prima analisi macro, i giudici eliminarono 16 progetti, lasciandone solo 10 per ulteriori analisi. Tra i progetti selezionati c'erano quelli di Lúcio Costa, Nei da Rocha e Silva, M.MM. Roberto, Henrique Mindlin, Paulo Camargo e la ditta Construtec.
Le autorità internazionali della giuria erano Sir William Holford, consigliere per l'urbanistica del governo britannico e pianificatore della capitale della Rhodesia; André Sive, dalla Francia; e Stamo Papadaki della New York University. Sir William fu colui che suggerì la preventiva eliminazione dei 16 progetti per facilitarne il giudizio dei 10 selezionati. Dopodiché, la scelta del progetto migliore è stata affidata quasi immediatamente a Lúcio Costa.
"In una conversazione con Sir William Holford, in occasione della mia visita alla mostra, ho avuto l'opportunità di scoprire le ragioni che hanno determinato questa "fretta" nel giudicare le opere. Mi disse che, in effetti, la questione non poteva essere rimandata. O un progetto era buono o non lo era, e questo era evidente a prima vista. Quando ha esaminato le opere, ce n'era una che aveva attirato la sua attenzione. Era quello di Lúcio Costa. Era stata presentata senza alcuna preoccupazione di distinguersi. Era su un foglio di carta semplice, disegnato a mano, con qualche scarabocchio, e accompagnato da una mostra, a titolo di difesa del progetto." (KUBITSCHECK, 1975)
I classificati sono stati:
5° posto (1): Milton Ghiraldini e squadra
5° posto (2): Vilanova Artigas e squadra
5° posto (3): Henrique Mindlin e Giancarlo Palanti
3° e 4° posto riuniti: M.M.M. Roberto e squadra
3° e 4° posto riuniti: Rino Levi e squadra
2° posto squadra: Boruch Milman e squadra
1º posto: Lucio Costa
A differenza degli altri progetti, quello di Lúcio Costa fu presentato solo con bozzetti fatti a mano del Piano Pilota, e una relazione giustificativa di 24 pagine, il minimo richiesto dal bando di concorso. La proposta consisteva nell'intersezione di due assi, uno dei quali era arcuato per facilitare il deflusso delle acque, ottenendo così la forma simile a un aeroplano che conosciamo oggi. Lungo l'asse est-ovest, sono disposti tutti gli edifici pubblici-amministrativi e i settori ricreativo, commerciale, alberghiero, bancario e altri. L'asse nord-sud ospita i settori residenziali, le cosiddette Superquadras[2]. All'intersezione dei due assi si trova il terminale degli autobus e la stazione centrale della metropolitana, che distribuisce i flussi stradali ai suddetti assi. La rete stradale degli assi residenziali è composta da corsie ad alta velocità e corsie laterali per il traffico locale.
L'asse stradale ad arco, ovvero quello nord-sud, è quello che dà alla città la sua forma di aeroplano. Quest'asse è prevalentemente residenziale, lungo il quale si trovano le Superquadras, divise tra Ala Sud e Ala Nord. L'Asse Monumentale, quello est-ovest, ospita gli edifici pubblici e il palazzo del Governo Federale sul lato orientale; la stazione degli autobus e della metropolitana e la torre della televisione al centro, e gli edifici del governo locale sul lato occidentale.
Oltre a progettare la città che avrebbe ospitato la capitale della nazione, Lucio Costa previde anche come sarebbe stata l'anima di Brasilia:
"Una città progettata per un lavoro ordinato ed efficiente ma, allo stesso tempo, una città vivace e piacevole, adatta al sogno e alla speculazione intellettuale, capace di diventare, col tempo, oltre che un centro di governo e amministrazione, uno dei centri culturali più lucidi e sensibili del paese." (Lúcio Costa)
LE SUPERQUADRAS
Attraverso uno sguardo modernista della città, Lúcio Costa pensò ad un sistema inovatore di isolato urbano, il quale lui battezzò Superquadras, ovvero super isolati in traduzione libera.
L'intenzione di Lúcio Costa era quella di creare spazi conviviali dove prevalesse l'interazione sociale. Per questo motivo gli edifici non sono molto alti e hanno un piano terra libero, mediante l'utilizzo di pilotis[3], che conferisce permeabilità fisica e visiva allo spazio. Tra un blocco e l'altro è presente una fascia di vegetazione, senza barriere, sempre con l'obiettivo di stabilire e rafforzare i legami comunitari.
Come nel resto della città, il traffico pedonale non è collegato al traffico veicolare all'interno delle Superquadras, essendo entrambi collegati al sistema stradale che porta ad altre parti della città. Consistono in 11 blocchi di appartamenti che seguono un impianto razionale che garantisce un'adeguata ventilazione e illuminazione solare. Gli edifici non hanno una facciata principale, senza distinzione tra fronte e retro.
“Per quanto riguarda il problema residenziale, la soluzione fu quella di creare una sequenza continua di grandi blocchi disposti in doppio o singolo ordine, su entrambi i lati della carreggiata, e incorniciati da una larga striscia densamente alberata, alberi di varie dimensioni, con una specie particolare di pianta prevalente in ogni blocco, con terreno erboso e una tenda supplementare intermittente di arbusti e fogliame...” Lucio Costa
Ogni quattro Superquadras costituiscono un vicinato, dove i servizi urbani necessari alla vita moderna, come le scuole elementari, i campi da gioco, le chiese, i negozi locali, ecc. sono disposti tra gli edifici. Tra un vicinato e l'altro si trovano le strutture più grandi, rivolte a un maggior numero di utenti, come supermercati, cinema e asili nido.
BRASILIA COME OPERA D'ARTE
Con la pianificazione urbana di Lúcio Costa, Oscar Niemeyer fu incaricato di progettare tutti gli edifici monumentali. L'architetto è stato responsabile della progettazione dei principali edifici della capitale brasiliana: il Congresso Nazionale, i palazzi Alvorada e Planalto, il Supremo Tribunale Federale e la Cattedrale di Brasilia. Per completare l'opera, la squadra comprendeva figure come il paesaggista Roberto Burle Marx, che ha progettato i giardini e le piazze, e Athos Bulcão, con i suoi pannelli di piastrell e legno che conferiscono a Brasilia nua parte importante della sua identità.
[1] Azienda Urbanizzatrice della Nuova Capitale;
[2] Superquadras: in traduzione libera, super isolati, ovvero un nuovo modo di concepire l'organizzazione di un isolato urbano secondo i precetti modernisti e la progettazione di Lúcio Costa;
[3] Pilotis: In alcune soluzioni di architettura moderna, nome dei pilastri, per lo più di cemento armato, che sorreggono un edificio, isolandolo dal terreno, inizialmente usati dall’architetto svizzero Le Corbusier (1887-1965) al fine di creare uno spazio coperto, libero da pareti e in diretta relazione con l’esterno. (Treccani)
BIBLIOGRAFIA
BRUAND, Yves. Arquitetura Contemporânea no Brasil. São Paulo: Perspectiva, 1996. 398 p.
CANEZ, Anna Paula; SEGAWA, Hugo. Brasília: utopia que Lúcio Costa inventou. 2010. Disponível em: <http://vitruvius.com.br/revistas/read/arquitextos/11.125/3629>. Acesso em: 08 out. 2018.
KUBITSCHEK, Juscelino. Por Que Construí Brasília. Rio de Janeiro: Editora Bloch, 1975. 477 p.
SANTANA, Ana Elisa. Brasília, 55 anos: conheça os projetos que pensaram a capital do país. 2015. Disponível em: <http://www.ebc.com.br/cultura/2015/04/7-brasilia-possiveis>. Acesso em: 06 out. 2018.
SOARES, Felipe Nunes. A Transferência da Capital do Brasil e as Expectativas da Imprensa Local do Município de Luziânia. (1910- 1916). 2015. 77 f. TCC (Graduação) - Curso de História, Departamento de História do Instituto de Ciências Humanas, Universidade de Brasília, Brasília, 2015.
TAVARES, Jeferson. 50 anos do concurso para Brasília – um breve histórico (1). 2007. Disponível em: <http://www.vitruvius.com.br/revistas/read/arquitextos/08.086/234>. Acesso em: 06 out. 2018.
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