Oggi, 2 aprile, è la giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo.
Innanzitutto, cos’è l’autismo?
In poche parole, l’autismo è una condizione neurologica, ovvero una diversa strutturazione cerebrale rispetto al cervello tipico. Questa diversità neurologica, detta anche neurodiversità, è uno spettro e può presentarsi in vari modi, come sensibilità sensoriali, difficoltà nelle interazioni sociali, iperfissazione in argomenti e hobby specifici, comportamenti ripetitivi, ecc. È importante tenere in mente che ogni persona autistica avrà delle caratteristiche uniche visto che l’autismo si tratta di una condizione spettro.
Si tratta di una disabilità?
L’autismo è una delle tante diversità della specie umana e rientra nel gruppo delle “neurodiversità” insieme ad altre condizioni come l’ADHD, la dislessia e la discalculia, e trattandosi di una questione neurologica, fa parte delle disabilità cognitive secondo il modello sociale delle disabilità (1) (da non confondere con il modello medico).
Un’architettura che accoglie
Non sono molte le discussioni accademiche sull’autismo nell’architettura, ma ci sono comunque alcuni ricercatori che si occupano di studiare l’applicazione di strategie progettuali per accomodare i bisogni delle persone autistiche ed evitare sovraccarichi sensoriali relativi all’illuminazione o ai rumori. È paradossale però che molte delle strategie vengano considerate “accomodazioni per gli autistici” quando alla fine sono spesso molto simili, se non identiche, ai principi del design biofilico e della neuroarchitettura.
Ciò non significa che l’argomento non deva essere trattato dagli architetti e dai designers, anzi è di somma importanza che questi professionisti se ne occupino di questa questione visto che sono loro i responsabili per la progettazione degli spazi e oggetti che viviamo e utilizziamo quotidianamente, persone autistiche non escluse.
Sensibilità sensoriali
Si sa che le persone autistiche abbiano una sensibilità sensoriale spesso molto più elevata rispetto agli individui neurotipici, ciò vuol dire che quando gli input sonori, visivi o tattili sono invasivi o troppo incidenti, la persona in questione può avere una considerabile riduzione dell’attenzione, elevazione dei livelli di ansia, o addirittura subire un episodio di shutdown (2) o meltdown (3).
È anche vero che tutte le persone, a prescindere della loro sensibilità agli stimoli sensoriali esterni, si sentano male in un ambiente che provoca un sovraccarico sensoriale, la differenza tra un neurodiverso e un neurotipico è sostanzialmente il periodo di tolleranza. Mentre, in generale, i neurotipici riescono a sopportare luci forti e rumori per un periodo di tempo più largo, i neurodiversi tendono a percepirli in un arco temporale molto minore, quando non subito.
Così come ci è naturale pensare alle rampe e agli ascensori per garantire l’accessibilità alle persone con disabilità motorie, dovrebbe essere automatico anche il ragionamento verso il benessere sensoriale e psicologico, che, va ricordato, non tocca soltanto alle persone neurodiverse, ma a tutti. Il pensiero dovrebbe andare anche oltre all’accessibilità e mirare verso l’inclusione, che invece di provvedere soltanto i mezzi perché gli spazi siano accessibili, garantisce un’esperienza spaziale uguale a tutti, senza distinzioni.
Questo articolo non ha lo scopo di dare le linee guida per la progettazione di spazi adatti alle persone autistiche, l’intenzione per ora è richiamare l’attenzione verso l’argomento nella speranza che ci sia più interesse da parte degli studenti e professionisti. Cercheremo di affrontare l’argomento con più considerazione in articoli futuri, avvicinandoci anche agli aspetti pratici che riguardano il benessere umano.
Riconoscere la diversità è fondamentale per la rottura delle pratiche progettuali escludenti verso vari gruppi sociali.
(1) In questo modello la disabilità non è un attributo dell’individuo, ma un insieme complesso di condizioni, molte delle quali sono create dall'ambiente sociale. Pertanto, la gestione del problema richiede un'azione sociale, ed è responsabilità collettiva della società quella di apportare le modifiche ambientali necessarie per la piena partecipazione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita sociale.
(2) Il termine Meltdown viene utilizzato in neuropsicologia per indicare gli improvvisi e violenti scoppi di rabbia, incontrollata e del tutto fuori contesto, che a volte si manifestano nelle persone autistiche.
(3) Il termine Shutdown viene utilizzato in neuropsicologia per indicare una crisi di ansia causata da un sovraccarico di stimoli sensoriali o sociali che resta intrappolata all’interno della persona.
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