Questo articolo è tratto da una ricerca di gruppo svolta per la disciplina di Sociologia per l'Architettura del professore Leonardo Chiesi all'Università degli Studi di Firenze.
Componenti del gruppo: Francesca Golini, Giulia Levanto, Gloria Mondello, Clelia Pinto, Arturo Sarli.
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In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un incontro inedito che porta due mondi apparentemente distanti a collaborare, creando nuove possibilità di sviluppo: il mondo della natura che si interseca con quello dell’architettura generando un rivoluzionario sistema: la Baubotanik.
L’architettura ha da sempre accolto la natura: come fonte di ispirazione per le sue geometrie, come luogo dal quale osservarla e contemplarla, e come involucro nel quale favorirne la crescita. Per citarne alcuni esempi, basti pensare al capitello corinzio adorno di foglie d’acanto; al peristylium delle domus romane, fino ad arrivare alle città giardino dell’Ottocento, all’architettura organica di F.L. Wright e, in tempi recenti, ad architetture che riportano il verde in città: il Bosco Verticale, “l’edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi” (Stefano Boeri Architetti).
Ma lo sviluppo più innovativo sta nella Baubotanik: il metodo di costruzione che utilizza piante viventi come struttura portante in un organismo architettonico. L’architettura è intesa non soltanto come recinto nel quale far crescere la vegetazione, ma entrambi gli elementi collaborano per la genesi di un nuovo sistema. Le piante sono, in questo nuovo processo architettonico, elemento attivo della costruzione.
La ricerca interdisciplinare di architetti, ingegneri e biologi, punta a sintetizzare qualità architettoniche, requisiti costruttivi e proprietà biologiche delle strutture viventi.
Ferdinand Ludwig e Oliver Storz, pionieri del gruppo di ricerca Baubotanik presso l' IGMA dell'Università di Stoccarda, spiegano come gli elementi architettonici viventi e non viventi possano essere progettati per svilupparsi in strutture composte, sostituendo alle travi e ai pilastri, i tronchi degli alberi.
La ricerca ha inizio nel 2003, ma con funzionalità molto limitate che sono state integrate pienamente nel 2005 con il primo prototipo “The Footbridge” dell’architettura baubotanica. Essa sfrutta la "intelligenza costruttiva" delle piante che si adattano a diventare struttura portante. The Footbridge è costituito da rami di salice (salix viminalis) ed elementi in acciaio che si intrecciano generando una passerella paesaggistica.
Le piante sono disposte in filari formando un reticolo stabile, tenuto insieme da fasce di poliestere e rinforzato da una griglia di acciaio inossidabile che poggia su una struttura di supporto di oltre mille canne di salice raggruppate in fasci. Con diverse connessioni tecniche di sezione differente, il design è, infatti, incentrato sul contrasto fra vegetali vivi e componenti tecnici.
L’intera struttura di The Footbridge si modifica nel tempo e a seconda delle stagioni con il risultato che inizialmente i dettagli di connessione in acciaio sono molto evidenti, fino a scomparire man mano tra le canne di salice. Crescendo, la stabilità delle piante aumenta e la costruzione ottiene più resistenza.
"Una delle principali conseguenze di queste osservazioni stagionali è che già durante la progettazione di un edificio baubotanico l'architetto deve tenere conto della cogenza dei processi di sviluppo botanico: è importante concedere spazio sufficiente per i processi vitali. Poiché ogni modulo vivente è una pianta, ha bisogno di spazio per eseguire, ad esempio, la fotosintesi." F. Ludwig
The Footbridge è un prototipo di ricerca che trasforma gli alberi in strutture ibride di tipo vegetale-portante e sviluppa un sistema che dipende da principi botanici e risponde alle condizioni ambientali.
Il potenziale architettonico delle strutture baubotaniche può quindi essere esplorato, con il beneficio ecologico delle alberature, diventando più immediatamente disponibile rispetto alle altre innovazioni che di solito richiedono generazioni per attecchire nella mente dei progettisti e nel quotidiano collettivo; Tanto più che esperienze simili già sono presenti nel mondo: gli abitanti dei monti Kashi e Janitia, nello stato del Malayaga in India, realizzano ponti che collegano i loro villaggi sfruttando la radice aerea del fico del caucciù (ficus elastica), dei veri e propri “ponti di radici viventi”.
"La Baubotanik può quindi essere vista come un tentativo di trasformare questo approccio in una moderna tecnica costruttiva. I risultati della ricerca botanica forniscono una base per analizzare sistematicamente le possibilità di costruire e progettare con piante viventi e per sviluppare metodi di costruzione che sfruttino le moderne tecnologie di giardinaggio." F. Ludwig
Progettare un organismo baubotanico
Progettare una struttura vivente richiede la riconciliazione di obiettivi costruttivi e architettonici con i requisiti e le caratteristiche delle piante. Bisogna quindi considerare che il processo costruttivo non si esaurisce, ma inizia con il completamento dell’opera, dunque gli organismi baubotanici sono sempre sistemi in divenire.
I collegamenti nelle strutture baubotaniche, o giunture, si realizzano sfruttando la “crescita adattiva”: a qualsiasi contatto meccanico tra l’albero e l’elemento in acciaio, l'albero ingrandisce la sua superficie sino ad inglobarlo. Durante questo processo, si sviluppa una forma intermedia tra la pianta e la componente tecnica e il sistema diventa man mano più stabile.
Il progetto può essere inteso sia come edificio in crescita che come albero costruito. In entrambi i casi, le qualità estetiche degli alberi diventano specifiche del singolo processo di progettazione generando architetture sempre diverse e stupefacenti.
"L'architetto che progetta un tale edificio viene coinvolto in un processo in cui cede parte della sua sovranità progettuale all'albero, che diventa così il co-architetto e determina fondamentalmente l'effetto spaziale dell'edificio attraverso la sua costruzione continua." F. Ludwig
In questo nuovo ruolo, il progettista baubotanico deve considerare che l'ecosistema delle piante gioca una parte importante nella forma dell'architettura. Di conseguenza, la costruzione e gli usi strutturali dell'architettura sono fortemente legati a variazioni generate dai fattori ambientali. L'influenza dell'ecosistema può essere così forte che, in casi estremi, l'intera esistenza di un edificio baobotanico dipende da esso. Il progettista, quindi, deve interpretare le piante come un'opportunità architettonica profonda, ma fragile, suscettibile agli agenti atmosferici e ai cambiamenti climatici.
Una nuova architettura organica
Gli edifici baubotanici possono essere considerati come la forma più radicale dell’architettura organica, consentendo una conciliazione tra natura e architettura sostenibile, in quanto il corpo di fabbrica, piantato nel suolo come un qualunque filare di alberi, permette un utilizzo degli spazi interni paragonabile a quello offerto dalla normale architettura.
Tale presupposto evidenzia come l'elemento naturale non sia un mero componente estetico, ma rappresenti una parte del sistema tecnologico quale ad esempio l'involucro, la struttura portante dell’edificio stesso o un elemento di copertura.
Con questa tecnica può essere sfruttato il potenziale architettonico di tali organismi viventi che, nonostante risultino soggetti all’azione del tempo, degli agenti atmosferici, ad azioni esterne oltre che interne, con le quali si trovano in continua relazione per il mantenimento di un certo equilibrio, garantiscono il beneficio ecologico che necessariamente si accompagna a un miglioramento della condizione umana.
Si delinea, in tal modo, un rapporto speciale tra architettura ed ecosistema, all'interno del quale si sviluppano tali organismi. L’uomo, in questo modo, può avere un contatto diretto con le alberature nella loro interezza, cosa che solitamente non avviene in quanto si ha sempre una prospettiva dal basso. L’architettura baubotanica assume un ruolo molto importante dal punto di vista educativo e culturale, nel plasmare la consapevolezza estetica ed ecologica e avvicinando l’uomo alla natura.
"Decrescita: che l’uomo arretri e che la natura avanzi. Parliamo di una natura, per quanto possibile libera, piuttosto che sui prati imbalsamati dei parchi contemporanei. Un aumento di verde porterà aria salubre, ma anche colore nuovo, non artificiale, con caratteristiche cromatiche uniche, cangianti sotto l’effetto della luce. Il verde porterà bellezza. [...]. La “decrescita” dovrebbe diventare uno stile di vita, una cultura da tramandare, una forma di educazione." R. Dalisi
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Riferimenti
Papers:
Ludwig F., Storz O. & SCHWERTFEGER H., “Living Systems. Designing Growth in Baubotanik.” Architectural Design Journal, 2012
Ludwig F., De Bruyn G., Thieien M. & Speck T., "Plant stems as building material for living plant constructions."Sixth Plant Biomechanics Conference, 2009
Ludwig F., Botanische Grundlagen der Baubotanik und deren Anwendung im Entwurf. Doktorarbeit (PHD), Stuttgart, 2012
Siti web:
Video:
https://www.youtube.com/watch?v=2FsheIHHNPU
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