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Rita Patron

Le donne e l'architettura

Questo articolo è stato originalmente scritto e pubblicato da Rita Patron su Localis Blog Brasile. La presente versione è una traduzione dell'articolo originale, con aggiornamenti da parte di Clelia Pinto e Giada Gorga.

 

Dopo aver letto un articolo il cui tema riguardava le 10 architette che meritano di avere un Pritzker, il riconoscimento più importante che un architetto possa ricevere nella vita, una mia brillante studentessa ha posto un'eccellente domanda: perché non ho mai sentito parlare di molte di queste architette prima?


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The Pritzker Architecture Prize

Il premio nacque da un'iniziativa creata da Jay Pritzker attraverso la Hyatt Foundation, un'organizzazione associata alla società alberghiera fondata dallo stesso Pritzker e suo fratello Donald nel 1957. Il premio ha come scopo quello di onorare uno o più architetti viventi il ​​cui lavoro dimostra una combinazione di qualità, quali talento e impegno, che apporta contributi significativi all'umanità e all'ambiente costruito attraverso l'architettura.

La prima edizione si tenne nel 1979 e il primo architetto a essere premiato fu Philip Johnson.


Negli ultimi anni si è assistito alla vittoria di tre donne: Yvonne Farrell e Shelley McNamara nel 2020; Anne Lacaton insieme a Jean-Philippe Vassal nel 2021.


Nonostante ciò, il numero di donne che hanno vinto il premio è esiguo, soprattutto se paragonato a quello dei colleghi uomini. Soltanto altre tre donne, nella storia del Pritzker, si sono aggiudicate la vittoria: Kazuyo Sejima (2010) e Carme Pigem (2017), che vinsero insieme ai loro rispettivi partner negli uffici, e Zaha Hadid (2004) che lo ottenne individualmente.


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Cerimonia di premiazione del 2017. Da sinistra: Ryue Nishizawa, Tadao Ando, Kazuyo Sejima, Rafael Aranda, Glenn Murcutt, Carme Pigem, Ramon Vilalta, Toyo Ito, Shigeru Ban. Imagem © The Hyatt Foundation / Pritzker Architecture Prize

Secondo il Consiglio di Architettura e Urbanistica del Brasile, pur avendo in registro un numero maggiore di architette rispetto agli architetti, nelle scuole brasiliane il rapporto tra professori architetti e professoresse architette è ancora di una donna per tre uomini.


Sempre in Brasile, gli studi più importanti e rinomati del settore hanno un team guidato da architetti uomini e lo stesso avviene anche in Italia.

È una sfida per le donne agire e affermarsi in un settore professionale così radicato nel pregiudizio, ma dobbiamo, e vogliamo, essere definite dalla nostra professionalità e dalla nostra competenza, non dalla questione o dalla discussione di genere.


Il collettivo Arquitetas Invisíveis, fondato nel 2014, nasce dall'esigenza di mostrare la produzione femminile nell'ambito dell'Architettura e dell'Urbanistica, in quanto si aveva la percezione di una mancanza di produzione da parte di architette, ma si trattava di mancanza di visibilità di un'attività già esistente e in crescita.


Ci sono tante architette che sono anche ricercatrici, designer, costruttrici, scrittrici, critiche, insegnanti, opinioniste, pioniere come Julia Morgan, invisibili come Eileen Gray e Denise Scott Brown, e contemporanee come Farshid Moussavi, Carla Juaçaba e Odile Descq, oltre a tante altre. Allora perché non le studiamo nelle Scuole di Architettura?


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Da sinistra a destra, da l'alto al basso: Julia Morgan, Eileen Gray, Denise Scott Brown, Farshid Moussavi, Carla Juaçaba e Odile Descq.

Progetta, costruisci, scrivi e critica come una ragazza. Perché dopotutto, Who run the world?


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Lina Bo Bardi durante la costruzione del MASP (Museo d'Arte di San Paolo, Brasile)

Riferimenti

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