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Fernando Sincero

Wakanda, un sogno afrofuturistico

Aggiornamento: 5 gen 2023

Il film Black Panther ha vinto l'Oscar 2019 nella categoria di migliore scenografia, a cura di Hannah Beachler e Jay Hart.



Ciò che rende Black Panther un film così eccitante è la scenografia su cui si ambienta la trama, soprattutto per il fatto che Wakanda è infatti un paese immaginario, mai concretamente ritratto in una produzione cinematografica.


La scenografa Hannah Beachler trascorse otto mesi esplorando il continente africano in cerca di riferimenti culturali che potessero servire come base per il suo compito. Contrariamente ai suoi lavori precedenti, Black Panther richiedeva un processo che partisse dal zero ed ogni centimetro dello scenario doveva essere attentamente considerato ed elaborato. Il paese africano immaginario, a differenza degli altri, non fu mai colonizzato, è un sogno, una visione di ciò che i popoli dell'Africa avrebbero creato in assenza d'invasione ed occupazione.


Beachler iniziò da una prima comprensione di quale fosse lo spirito di Wakanda, ovvero chi era il suo popolo. Così partì con una prima analisi ed un ragionamento a livello macro.

“Ero tipo, okay, quanto è grande Wakanda? Qual è la popolazione? Dove si trova nel continente? Com'è la topografia?”

Avendo in mano le risposte a queste domande, Beachler era in grado d'iniziare a schizzare le prime idee, segnando una posizione sulla mappa dell'Africa, delimitando internamente dove vive ogni comunità, l'ubicazione della Città d'Oro, della Cascata del Guerriero, della Necropoli, e di tutti gli altri luoghi che furono rappresentati nel film.


L'estetica afrofuturistica fu alimentata dalle ricche tradizioni della diaspora e da richiami all'architettura tipica di Timbuktu, come le Piramidi di Mali, per esempio. L'afrofuturismo ricollega la mitologia, l'arte, la politica, la scienza e la cultura africana alla fantascienza.

“Sono sempre in questo luogo che si trasforma, in costante evoluzione.”
produzione scenografica wakanda architettura
Fonte: https://overmental.com/content/locations-architecture-wakanda-46044

I professionisti in carico studiarono a fondo l'estetica e le pratiche culturali di varie popolazioni africane, da quelle sub sahariane a quelle settentrionali, al fine di capire in maniera più realistica in che modo queste civiltà si sarebbero sviluppate tecnologica ed architettonicamente.


Altri riferimenti importanti furono i fumetti dei Fantastici Quattro, del 1966, ed il successivo fumetto originale di Black Panther, del 1977. Tuttavia, piuttosto che basarsi banalmente sulle raffigurazioni di Wakanda presenti in questi fumetti, Beachler fece un'analisi più minuziosa del contesto sia storico che culturale nel quale vennero realizzate, visto che queste rappresentazioni erano naturalmente affette dal pensiero e giudizio del loro tempo. Dunque, prima di tutto, era necessario capire, più che altro, da dove provenissero le idee e i concetti impiegati in quelle raffigurazioni, per poter successivamente aggiungerle ai riferimenti di base per la progettazione di Wakanda.


produzione scenografica wakanda architettura
Fonte: https://www.wired.com/story/black-panther-design/

Una delle tante preoccupazioni che Beachler affrontò fu quella di non far sembrare che Wakanda appartenesse ad una società aliena o irreale, ovvero che non sembrasse un paese estraneo al nostro mondo, questo perché non si trattava di una fantascienza futuristica, come molti erroneamente la categorizzano, ma di un paese che, nel 2018, ha un significativo progresso tecnologico rispetto al resto del mondo.


produzione scenografica wakanda architettura
Fonte: http://africanism.net/the-architecture-of-black-panther/
“Ho attinto da molti luoghi diversi, penso, e mantenere la tradizione coinvolta nel linguaggio estetico e del design era della massima importanza, perché si tratta della rappresentazione e del futuro nero che usa architettura e storia, scienza e mito, biomimetica e biomorfosi, e tutto questo è entrato nel progetto.”


Hannah Beachler fu la prima donna afroamericana ad essere nominata per l'Oscar di migliore scenografia, ed anche la prima a vincere il premio. Nel suo discorso, Beachler ringraziò Ryan Coogler per averla data l'opportunità di crescere ogni giorno come professionista, e concluse dicendo:

“Sono più forte perché la mia famiglia mi ha dato supporto nei momenti più difficili. Dò forza a tutti coloro che verranno per continuare senza mai arrendersi. E quando pensi sia impossibile, ricordati di questo consiglio che ho ricevuto da una saggia donna: ho fatto il mio meglio, e il mio meglio è buono abbastanza.”


Riferimenti:

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